Il volume è lo sviluppo di una tesi presentata all'Università di Austin nel 2017; esso è articolato in un'Introduzione, sei capitoli e una Conclusione. L'Introduzione (1-16) prende spunto dalle riflessioni di Eviatar Zeruvabel, Time Maps: Collective Memory and the Social Shape of the Past, Chicago 2003 per affrontare il tema della periodizzazione, sia politica, sia culturale, che divenne centrale nel dibattito intellettuale romano del I secolo a.C. come strumento per interpretare il passato e presagire il futuro. Il capitolo I (19-39) enfatizza il ruolo di Silla nel promuovere il nuovo atteggiamento rispetto al tempo storico: sulla base di prodigi di matrice etrusca Silla si sarebbe convinto di essere l'autore di un nuovo saeculum, di una nuova era, in cui Roma avrebbe ricuperato l'antica pax deorum, e come tale fu capace di accreditarsi presso il popolo Romano. Il capitolo II (40-69) ricostruisce le radici greche di questo approccio periodizzante al passato: il concetto pitagorico di metempsicosi, l'ἐκπύρωσις stoica, la rilettura di miti catastrofici come quello di Deucalione e Pirra e quello di Fetonte, infine l'elenco di cause naturali che provocano la distruzione di intere parti dell'umanità fornito da Dicearco di Messene. Il capitolo III (70-82) articola il pensiero romano sul tema del progresso e/o del declino secondo tre modalità, quella di un'indefinita, inarrestabile decadenza, quella che individuava un preciso momento di inizio della decadenza (p.es. il 187 per Tito Livio), quella infine che suddivideva per saecula un processo, che può essere anche positivo, come nel caso della crescita della razionalità secondo Cicerone (De re p. 2,18-19). Il capitolo IV (83-107) si occupa dell'età dell'oro e della successione di ulteriori età collegate a meno nobili metalli, nonché dell'attenzione rivolta alle figure di 'eroi culturali', di πρῶτοι εὑρεταί, nelle riletture della poesia latina tra Lucrezio e Virgilio. Il capitolo V (108-134) ci riporta in ambito politico, analizzando il seguito del discorso 'secolare' dopo Silla: assente in Pompeo e Cesare, esso si ripresentò con forza con Agrippa e soprattutto con Augusto, dai ludi saeculares alle Res gestae attraverso l'attività edilizia concentrata sul Palatino di Apollo contrapposto al Capitolino di Giove. Infine il capitolo VI (135-162) si occupa degli schemi, secondo cui i poeti di età augustea periodizzavano la storia della letteratura latina: se ne individuano tre, l'evolutivo, il genealogico e appunto il 'secolare', dove i singoli autori sperano di sottrarsi al cangevole gusto del proprio saeculum e di assicurarsi l'immortalità grazie a un livello poetico valido per omnia saecula; l'istituzione di una biblioteca pubblica greca e latina sul Palatino, voluta da Augusto, fu di stimolo alle riflessioni dei letterati coevi sul loro rapporto con i classici greci e sulla presenza dei propri testi in quella biblioteca come la più concreta garanzia di sopravvivenza e di gloria perenne. Le brevi Conclusioni (163-169) aprono qualche interessante prospettiva sul prosieguo del discorso in età altoimperiale, in particolare riguardo al noto frammento di Seneca il vecchio conservato da Lattanzio sulla divisione della storia di Roma in quattro aetates e sulla sua palingenesi.
Due osservazioni preliminari: il titolo promette più di quel che il libro mantiene, perché l'arco temporale di quest'ultimo è limitato agli anni 88 a.C. - 14 d.C.; la disposizione dei capitoli non è del tutto convincente: il capitolo V si riallaccia al capitolo I, poiché sono entrambi di contenuto politico, mentre i capitoli II-IV e VI sono dedicati alla storia letteraria e culturale; quindi un diverso ordine avrebbe giovato alla chiarezza dell'indagine.
Riguardo alle connessioni tra Silla e il mondo etrusco l'Autore stranamente non mostra di conoscere il saggio fondamentale di Marta Sordi, L'idea di crisi e di rinnovamento nella concezione romano-etrusca della storia, ANRW I,2, 1972, 781-793 (ristampato in Ead., Prospettive di storia etrusca, Como 1995, 175-187); Silla come elemento periodizzante della storia romana fu colto già nella generazione successiva e rimase nella storiografia di età imperiale: qui sarebbe stato opportuno un rinvio a Maria Teresa Schettino - Giuseppe Zecchini (edd.), La generazione postsillana. Il patrimonio memoriale, Roma 2019 (in particolare 121-130). L'influenza di Dicearco presso gli intellettuali romani del I secolo a.C. va forse oltre quello che scrive l'Autore (60): si poteva indagare il rapporto tra il suo Вίος Ἑλλάδος e gli scritti di Varrone De gente populi Romani e De vita populi Romani (cfr. Antonino Pittà, M. Terenzio Varrone. De vita populi Romani, Pisa 2015, 8-9). Mi sembra difficile procrastinare l'età dell'oro nell'Ecloga IV di Virgilio in un futuro indefinito, come propone l'Autore (89-90): il puer ci obbliga a restare nell'arco di una vita umana, che coincide con il tempo di Augusto. Le considerazioni sull'attività edilizia dello stesso Augusto sul Palatino, il cui fulcro era il tempio di Apollo (133-134), sono senz'altro condivisibili a condizione di non accentuare la contrapposizione con il tempio di Giove sul Campidoglio: c'è promozione di Apollo al secondo posto, non c'è sostituzione, impensabile per chi restava il pontefice massimo di Giove e voleva restaurare l'antica religione capitolina.
L' Autore rivela una sensibilità più letteraria che storica: perciò, mentre i capitoli I e V potevano essere ulteriormente sviluppati, i capitoli II-IV e VI costituiscono la parte centrale e più soddisfacente del libro; in particolare mi sembra fine e ben condotta l'analisi di alcuni testi di Properzio (2,6; 2,25; 2,31-32 a 74-76), di Tibullo (1,10; 2,1; 2,3 a 99-100) e soprattutto di Orazio (Carm., 3,5 a 77-78; 3,6 a 121-122; 3,30 a 150-152; 4,15 a 117-123): ne emerge innanzitutto l'interazione con il background rappresentato dalla filosofia ellenistica e da alcuni grandi miti già elaborati all'interno della cultura greca; in secondo luogo si può cogliere la tensione dialettica tra l'aspirazione all'immortalità individuale attraverso la gloria poetica e l'angosciosa incertezza per le sorti di Roma: essa pareva destinata prima o poi a soccombere come ogni altro popolo o città, ma si poteva sperare che fosse invece oggetto di una salvifica palingenesi. Che questo dialogo tra mitologia greca, filosofia ellenistica e grande poesia augustea sul senso della storia individuale e collettiva articolato per saecula, età, evi, generazioni ecc. ... avesse bisogno del turning point sillano quale momento originario è ipotesi suggestiva, ma, a mio avviso, non sufficientemente dimostrata.
Resta da osservare in conclusione che la ricerca dell' Autore ha avuto come esito un buon libro, ben documentato, ricco di notazioni interessanti e fondato su una conoscenza molto buona dei testi antichi; il risultato sarebbe stato ancora migliore, se la materia avesse ricevuto una diversa distribuzione e si fosse ridotta l'enfasi sul ruolo di Silla all'interno del tema 'secolare' sviluppatosi a Roma nel I secolo a.C.
Paul Hay: Saeculum. Defining Historical Eras in Ancient Roman Thought, Austin: University of Texas Press 2023, VIII + 262 S., ISBN 978-1-4773-2739-5, USD 55,00
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