Ian Worthington: By the Spear. Philip II, Alexander the Great, and the Rise and Fall of the Macedonian Empire (= Ancient Warfare and Civilization), Oxford: Oxford University Press 2014, XXII + 388 S., 27 Abb., 10 Karten, ISBN 978-0-19-992986-3, GBP 25,00
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Ian Worthington è uno dei migliori studiosi della storia greca di IV secolo a.C., come dimostrano due delle sue opere più recenti, dedicate rispettivamente a Filippo II (Philip II of Macedonia, New Haven / London 2008) e a Demostene (Demosthenes of Athens and the Fall of Classical Greece, Oxford / New York 2013). Worthington è anche responsabile scientifico del Brill's New Jacoby, la ponderosa opera online che ha l'ambizione di aggiornare e completare i Fragmente der griechischen Historiker di Felix Jacoby.
Questa ultima monografia di Worthington fa parte di una collana della Oxford University Press, "Ancient Warfare and Civilization", diretta da Richard Alston e Robin Waterfield, di cui sono usciti già altri due volumi, dedicati, rispettivamente, all'età dei Diadochi (Robin Waterfield: Dividing the spoils. The war for Alexander the Great's empire, Oxford / New York 2011) e alla conquista romana della Grecia (Taken at the flood. The Roman conquest of Greece, Oxford / New York 2014).
L'opera di Ian Worthington che stiamo analizzando ben si colloca nell'ambito del rinnovato interesse per la storia del mondo ellenistico, che si è sviluppato in questi ultimi anni, dopo che per molto tempo gli studiosi si erano concentrati nello studio della Grecia arcaica e classica. Worthington dedica il suo lavoro alle imprese di Filippo II e di suo figlio Alessandro, nella convinzione, ormai condivisa dalla critica, che il vero punto di svolta della storia greca non fu la morte di Alessandro Magno, nel 323 a.C., anno tradizionalmente considerato come data di inizio dell'Ellenismo, ma la nascita della potenza macedone ad opera dei due grandi sovrani Temenidi. Essi, infatti, in soli trentasei anni, tra il 359 (anno dell'ascesa al trono di Filippo) e il 323 (anno della morte di Alessandro), trasformarono la Macedonia, fino allora oscura periferia della Grecia, nella più grande potenza dell'ecumene mediterranea.
Worthington ci offre una sintesi ampia, puntuale e aggiornata della storia di Filippo II e di Alessandro. L'opera si apre con una introduzione che presenta al lettore lo scopo del lavoro: ricostruire, a grandi linee, la biografia dei due sovrani per cercare di capire se uno di loro rese un servizio migliore al suo regno. Worthington, però, nella stessa introduzione offre già un'anteprima del suo pensiero, lì dove afferma (6): "there is no doubt that Alexander was the empire's master builder, but Philip was certainly its architect".
L'opera è divisa in quindici agili capitoli, sei dedicati a Filippo (1. Greece and Macedonia; 2. Philip II and the Rise of Macedonia; 3. The New Player in Greek Politics; 4. The Gathering War Clouds; 5. The Downfall of Greece; 6. Philip's Assassination and Legacy) e nove ad Alessandro (7. Alexander's Early Kingship-and Persia; 8. From Europe to Asia; 9. Alexander: Master Strategist and Emerging God; 10. The Fall of the Persian Empire; 11. The War in Afghanistan; 12. Passage to India; 13. Retreat from India; 14. Alexander's Final Years; 15.Death in Babylon and Alexander's Legacy), con particolare attenzione, per entrambi i sovrani, all'eredità da loro lasciata ai posteri. Secondo Worthington, l'eredità di Filippo fu la base fondante dell' impero di suo figlio, mentre l'eredità di Alessandro "was [...] the wars of his successors, whose ambitions changed his empire into a collection of competing dynasties that shaped the political fortunes of the eastern Mediterranean and near east for more than 200 years" (309).
I capitoli del volume sono preceduti da cinque carte geografiche che permettono al lettore di orizzontarsi con facilità negli spazi in cui agirono Filippo ed Alessandro, mentre nel corpo dell'opera sono inserite parecchie immagini (in bianco e nero) che cercano di restituire anche visivamente il mondo politico e militare dei due sovrani. Dopo i quindici capitoli troviamo una breve appendice sulle fonti antiche, una dettagliata cronologia, un elenco dei principali personaggi che affiancarono, nel bene e nel male, Filippo ed Alessandro, una bibliografia degli autori moderni e un "select index" che rende più agevole la consultazione dell'opera. La bibliografia citata è ampia e aggiornata, ma, come è ormai abitudine consolidata nel mondo anglosassone, concentrata quasi esclusivamente sulla produzione in inglese, abitudine che in Europa continentale non possiamo che deprecare, anche se a mio avviso è indubbio che alla lunga essa ci obbligherà a considerare l'inglese come l'unica lingua ammessa a livello scientifico.
Al di là di questa mia notazione e nella convinzione che Worthington ha fatto questa scelta perché ha dovuto adeguarsi ai dettami dell'Editore, credo che la sua monografia abbia tutti i numeri per diventare un punto di riferimento per coloro che sono interessati ad iniziare uno studio approfondito della nascita e del consolidamento dell'impero macedone. In ogni caso, il lettore, giunto alla fine della lettura del volume, non potrà che condividere l'idea di Worthington: "without Philip, no Alexander the Great" (309).
Franca Landucci