Krzysztof Nawotka: Boule and demos in Miletus and its Pontic colonies (= Philippika. Altertumswissenschaftliche Abhandlungen; 77), Wiesbaden: Harrassowitz 2014, XVIII + 219 S., ISBN 978-3-447-10279-7, EUR 48,00
Inhaltsverzeichnis dieses Buches
Buch im KVK suchen
Bitte geben Sie beim Zitieren dieser Rezension die exakte URL und das Datum Ihres Besuchs dieser Online-Adresse an.
Stefan Schorn: Studien zur hellenistischen Biographie und Historiographie, Berlin: De Gruyter 2018
Irini Kyriakou: Généalogies épiques. Les fonctions de la parenté et les femmes ancêtres dans la poésie épique grecque archaique, Berlin: De Gruyter 2020
Laurent Capdetrey: L'Asie Mineure après Alexandre (vers 323-vers 270 av. J.-C.). L'invention du monde hellénistique, Rennes: Presses Universitaires de Rennes 2022
Riedizione aggiornata di un lavoro apparso nel 1999 per l'editore Ossolineum, [1] il volume di Nawotka si propone di riorganizzare e di indagare il quadro delle attività della boule e del demos di Mileto e di una parte delle colonie milesie del Ponto attraverso la testimonianza delle fonti epigrafiche. [2] Come è espressamente puntualizzato nell'introduzione (xiv), l'arco cronologico di riferimento è compreso fra l'inizio del V secolo a.C. e la metà del III secolo d.C.
Nelle pagine introduttive, Nawotka accenna brevemente all'origine della ricerca e passa in rassegna le principali novità editoriali su Mileto e sul suo assetto costituzionale apparse fra il 1999 e il 2010 (xi). Un richiamo alle pluriennali indagini sulle istituzioni di Atene e sul loro ben noto funzionamento dà ragione del ricorrente confronto con l'ordinamento di Mileto e delle sue colonie (xi-xii). Dopo alcune riflessioni sui limiti geografici e cronologici dello studio (xii-xiv), Nawotka dichiara di fondare la sua ricerca "sui documenti prodotti dalla boule e dal demos di Mileto e delle sue colonie pontiche o connessi con la loro attività legislativa", lasciandone così riemergere l'evoluzione nel linguaggio formulare e nell'articolazione interna (xiv). Segue una sintesi sull'attività archeologica a Mileto e nelle colonie pontiche (xvi-xvii) e uno status quaestionis sugli studi di storia politica e costituzionale di Mileto, di Olbia, di Istro, di Tomi, di Odesso e di Dionisopoli (xviii).
Il volume si compone di quattro parti, ciascuna delle quali è suddivisa a propria volta in capitoli e/o in paragrafi. Il materiale epigrafico viene generalmente riordinato ed esaminato secondo un criterio geografico, anche se sono presenti all'occorrenza ulteriori articolazioni di carattere cronologico, tipologico e formale. La prima parte è incentrata sul contenuto dei documenti epigrafici, sulla loro natura e sul loro formulario (1-92: "Documents and Formulae").
Il primo capitolo, di carattere introduttivo (1-6: "Sources"), prelude alla sistematizzazione dell'abbondante materiale di studio in cinque classi tipologiche, singolarmente trattate nei capitoli successivi. [3] Ai nomoi è dedicato il secondo capitolo (7-14: "Nomoi"), che muove dall'analisi semantica di "νόμος" per poi focalizzarsi sulle occorrenze del termine nell'epigrafia milesia e coloniale. Nel terzo capitolo (15-59: "Decrees [psephismata]"), lo studio dei decreti epigrafici, affrontato secondo tre distinti livelli d'indagine (geografico, cronologico e strutturale), culmina in una sintesi sullo "stile diplomatico" di ciascuna polis. Oggetto del capitolo successivo sono i c. d. "decreti abbreviati" (59-70: "Abbreviated Decrees"), suddivisi in due diverse tipologie in base alle loro caratteristiche formali. Dopo un breve interludio sulle iscrizioni dedicatorie milesie a nome del demos e della boule (71: "Dedications"), Nawotka conclude questa prima sezione con l'esame dei documenti onorifici commissionati dal demos e/o dalla boule di Mileto e delle colonie pontiche (73-92: "Tituli Honorari").
Le fasi del processo legislativo che precedono l'approvazione definitiva di un provvedimento sono al centro della seconda parte (93-126: "Probouleusis"). Dopo aver fissato le tappe dell'iter di un decreto sia in àmbito metropolitano che in contesto coloniale, Nawotka si sofferma sull'identità dei proponenti e sulla funzione degli organismi collegiali all'interno delle singole comunità. A Mileto (94-113), egli pone in evidenza il ruolo quasi 'lobbystico' assunto con l'andar del tempo dai collegi magistratuali (synedroi, epistati, pritani, etc.), rilevando per converso la progressiva marginalizzazione della boule nelle fasi di dibattimento e di redazione di un decreto. Nel caso di Olbia (114-118), Nawotka dedica ampio spazio all'esame delle prerogative degli arconti, i quali vennero ad assumere una posizione preminente anche nella procedura probuleutica di Istro (119-122). Quanto al resto delle colonie (123-126), la frammentarietà delle testimonianze disponibili non lascia ricostruire sul lungo periodo le dinamiche esatte del processo legislativo, ma consente almeno di individuare alcune delle magistrature in esso coinvolte, quasi sempre arconti o synedroi.
La terza parte (127-173: "Boule and Demos at Work") prende avvio con un capitolo sul numero dei componenti e sui luoghi di riunione del demos (127-138: "The Assembly: Size and Meeting Place"), cui segue una disamina sulle modalità di voto, nonché sulla selezione degli ecclesiasti e delle principali magistrature nelle singole comunità (139-143: "Voting, Election, Selection by Lot"). Nawotka passa poi ad illustrare l'organizzazione del corpo civico per phylai e per demi, tentando altresì di determinare tanto la cadenza delle sedute del demos, quanto i compiti dei magistrati preposti al regolare andamento dei lavori assembleari (144-150: "Internal Organization and Officers of Assembly"). Un breve capitolo sulle testimonianze relative alla pratica dell'ostracismo a Mileto (151-152: "Ostracism") precede una discussione sulla composizione e sui luoghi di raduno delle boulai nelle singole poleis (153-159: "The Boule: Size and Meeting Place"). L'organizzazione interna del Consiglio, i magistrati coinvolti nello svolgimento delle sedute nonché, infine, il ruolo e gli ambiti d'intervento della boule in seno a ciascuna polis sono oggetto delle ultime due sezioni della terza parte (160-165: "Internal Organization and Officers of the Boule"; 166-173: "The Boule's Position within the Polis").
La quarta e ultima parte (174-184: "Inscriptions and Democracy") propone una sintesi generale sul contributo offerto dall'epigrafia all'indagine dell'ordinamento democratico di Mileto e delle sue colonie pontiche. Nawotka richiama inizialmente l'attenzione sulle analogie riscontrabili negli impianti costituzionali delle singole poleis, affinità dovute probabilmente alla veicolazione di un originario modello organizzativo da parte dei colonizzatori milesii. In seguito, l'autore delinea l'evoluzione e la diversificazione dei singoli ordinamenti cittadini, evidenziandone il progressivo allontanamento dal più antico modello milesio.
La bibliografia (185-198), l'indice generale (199-205) e l'indice epigrafico (206-219) chiudono il volume.
Il lavoro di Nawotka si lascia apprezzare per la ricchezza della documentazione e per il prudente equilibrio con cui l'autore è solito formulare le sue ipotesi in assenza di solidi elementi di riscontro. [4] L'argomentazione inclina talora verso un tono didascalico e divulgativo, come nell'esame semantico di termini di largo dominio ("νόμος", "ψῆφος", "δόγμα" ...) o nella parafrasi di lavori di altri studiosi [5]. I refusi, non infrequenti sia nel corpo del testo che nelle citazioni dei documenti greci, proliferano nella bibliografia in coda al volume.
Note:
[1] K. Nawotka: Boule and demos in Miletus and its Pontic colonies from Classical age until Third Century A.D., Zakład Narodowy im. Osslińskich Wydawnictwo, Wrocław 1999.
[2] Malgrado il titolo infonda nel lettore la convinzione di una trattazione fondata sul complesso delle colonie milesie nel Ponto Eusino, Nawotka precisa nell'introduzione che lo stato della documentazione archeologica, nonché le peculiarità istituzionali degli insediamenti del Chersoneso Taurico, inducono a restringere il campo d'indagine alle sole poleis della costa nord-occidentale del Mar Nero (xiii-xiv).
[3] Su un totale di 680-682 documenti considerati, 398 testimonianze risultano provenire da Mileto, 108 da Olbia, 93 da Istro, 36 o 37 da Tomi, 6 da Dionisopoli, 28 da Odesso, 12 o 13 da Apollonia.
[4] Nawotka si dimostra meno prudente nel ricorrere occasionalmente (e peraltro soltanto in nota) al sussidio del repertorio epigrafico del Packard Humanities Institute, strumento di lavoro senz'altro utile ma tutt'altro che completo nella documentazione (cf. 8 nn. 65-66, 47 n. 354, 154 n. 242, 159 n. 294, 163 n. 330).
[5] Cf. la sintesi di M. Ostwald: Nomos and the Beginning of the Athenian Democracy, Oxford 1969 (p. 7) o la rielaborazione di B.M. McLean: An Introduction to Greek Epigraphy of the Hellenistic and Roman Periods from Alexander the Great down to the Reign of Constantine (323 B.C. - A.D. 337), Ann Arbor 2002 (15-16).
Claudio Biagetti