Noëlle Deflou-Leca / François Demotz: Établissements monastiques et canoniaux dans les Alpes du Nord. Ve-XVe siècle (= Collection Art et Société), Rennes: Presses Universitaires de Rennes 2020, 349 S., zahlr. s/w-Abb., ISBN 978-2-7535-7933-0, EUR 28,00
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Il volume, edito dall'Università di Rennes, riporta gli atti del convegno tenuto nel castello di Ripaille il 5 e 6 novembre 2015; si articola in 19 saggi (più l'introduzione dei curatori e le conclusioni di Gisella Cantino Wataghin) che affrontano da diversi punti di vista il rapporto tra insediamenti monastici e territorio nelle Alpi settentrionali (e soprattutto nord-occidentali) nel medioevo. I religiosi - come si scrive in sede introduttiva - furono tra i principali promotori dell'organizzazione della società medievale: l'intenzione è dunque quella di andare oltre la storia delle singole istituzioni per valutare le interrelazioni tra i monasteri e la realtà sociale e ambientale, tenendo conto di uno specifico e particolare contesto montano.
Una breve recensione non può certo entrare nel merito dei singoli contributi; ci si limiterà dunque a indicare le direttrici principali del convegno, riprodotte nelle suddivisioni del volume (articolato in tre parti, ognuna delle quali a sua volta in due sezioni). La prima parte - dedicata al lento percorso di "occupazione" monastica delle Alpi - si apre con una sezione dedicata alla storia di un singolo monastero, quello di Saint-Maurice d'Agaune, fondato nel 515: Alessandra Antonini - prematuramente scomparsa nel 2016 - adotta un'ottica archeologica, mentre Éric Chevalley tratta del ruolo dell'abbazia per la diffusione della cultura letteraria cristiana nel primo medioevo, sulla base della Vita abbatum Acaunensium (VII secolo).
L'altra sezione di questa prima parte tratta più in generale della nascita del monachesimo alpino: Catherine Santschi interviene sull'eremitismo e Laurent Ripart sulla "conquista religiosa" delle Alpi. Il saggio di Ripart mette in rilievo il processo che portò nei secoli centrali del medioevo, e non prima, alla nascita di numerosi insediamenti monastici, dapprima posti nei fondovalle, sulle vie di comunicazione (in una logica connessa alle scelte strategiche dei poteri signorili), poi nei contesti montani veri e propri, anche per cercare luoghi di ascesi separati dal 'mondo'; ma questa evoluzione non si nota prima della fine dell'XI secolo. Jacques Bujard tratta quindi la storia architettonica di un singolo insediamento: quello di Bourg-Saint-Pierre, sul versante svizzero del Gran San Bernardo.
La seconda parte è dedicata ai monaci all'interno della società alpina: tratta infatti del contesto sociale in cui nacquero i monasteri. François Demotz si occupa in generale dei fondatori di monasteri del X e XI secolo; Noëlle Deflou-Leca si concentra sulla situazione della diocesi di Grenoble; Amélie Roger si porta più avanti nell'arco cronologico e presenta l'insediamento dei domenicani ad Annecy nel Duecento. Si passa quindi ad alcuni saggi sul rapporto tra i monasteri e i poteri superiori: Caterina Ciccopiedi passa oltre il crinale alpino per trattare dell'articolata relazione tra vescovi e monasteri nel Piemonte tra X e XI secolo; Sylvain Excoffon descrive i monasteri certosini presenti nelle diocesi delle Alpi occidentali tra XII e XIII secolo; Henri Comte narra di quando nel 1397 il priorato di Talloires, presso Annecy, fu dato in commenda; Christian Regat si sofferma invece sul momento in cui, alla fine del XIV secolo, i monaci cisterciensi di Tamié (al confine tra le diocesi di Tarentaise e Ginevra) persero il diritto a eleggere l'abate.
La terza parte entra più decisamente nel tema del controllo dei territori di montagna. Tre saggi si concentrano sulla zona che sta a sud del lago Lemano: Nicolas Carrier descrive la nascita di signorie monastiche nell'area tra 1100 e 1350; Sidonie Bochaton tratta due casi specifici; Arnaud Delerce cambia strumento di osservazione e si occupa della storia degli archivi di tre monasteri le cui carte sono andate in gran parte perdute.
La seconda sezione della terza parte tratta infine le strategie degli ordini monastici di fronte alle montagne: Julie Dhondt presenta il caso dei canonici regolari di Sant'Antonio di Vienne, descrivendo la loro espansione nelle Alpi tra XII e XV secolo; Mathilde Duriez parla delle monache certosine; Hans-Joachim Schmidt si sofferma sulla strutturazione della provincia cluniacense di Germania nel XIII e XV secolo; infine Sophie Delmas affronta il tema dei francescani e dei domenicani i quali, com'è noto, non cercavano di separarsi dal mondo, ma per raggiungere uomini e donne là dove questi vivevano si insediarono anche nelle piccole città alpine.
La multidisciplinarità dell'approccio (archeologico, architettonico, storico-istituzionale, antropologico, archivistico...) è una ricchezza, ma è anche un limite, dato che i vari contributi del volume spaziano su un arco cronologico e tematico piuttosto ampio e solo in qualche caso risultano tra loro complementari. Alcuni saggi (si possono citare in particolare quelli di Santschi, Ripart, Demotz, Carrier) appaiono particolarmente interessanti, sistematici e di ampio respiro; non si può dubitare che chi vorrà conoscere l'argomento o affrontare temi connessi potrà trovarvi materiali e riflessioni di grande utilità. Altri contributi appaiono invece meno coerenti con il fulcro del tema, o più lontani dall'ambito geografico di riferimento (che ha il suo centro in Savoia); si ha anche l'impressione che un discorso specifico sul tardo medioevo avrebbe avuto bisogno di fondamenta più solide, non di esemplificazioni ma di trattazioni dedicate alle politiche ecclesiastiche dei grandi organismi territoriali che si sviluppano in quell'epoca. Dal punto di vista della storia degli insediamenti la questione degli ordini mendicanti è qualitativamente diversa rispetto a quella delle fondazioni che direttamente o indirettamente si rifacevano al modello monastico benedettino.
La bibliografia è unica; manca un indice analitico, che non sarebbe stato di facile redazione ma sarebbe stato di notevole utilità, soprattutto per chi si interessa specificamente alle vicende dei numerosi luoghi che vengono citati. Poco comprensibile la scelta di replicare in un inserto a colori le immagini già presenti in b/n all'interno dei singoli articoli.
Emanuele Curzel