Barbara Gauger / Jörg-Dieter Gauger (Bearb.): Fragmente der Historiker. Theopomp von Chios (FGrHist 115/116) übersetzt, eingeleitet und kommentiert (= Bibliothek der griechischen Literatur; Bd. 70), Stuttgart: Anton Hiersemann 2010, 267 S., ISBN 978-3-7772-1000-1, EUR 138,00
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Teopompo di Chio è uno dei principali storici greci, costantemente presente nel canone e per gran parte dell'antichità apprezzato per lo stile (FGrHist 115 T 37 ap. Cic. or. 207). La perdita della sua opera, accanto a quella di altri importanti storici del IV secolo a.C. (Eforo, Anassimene, Callistene), ci impedisce di comprendere appieno lo sviluppo della storiografia dopo Tucidide. Particolarmente benvenuti sono dunque tutti gli studi sui frammenti di questo storico.
Il volume è articolato in tre parti: un'introduzione corredata di bibliografia; la traduzione delle testimonianze e dei frammenti; le note di commento. La parte più consistente è quella centrale, con la traduzione dei passi non accompagnata dal testo greco. La mancanza del testo greco, che corrisponde alla prassi della collana, è una pesante limitazione nell'edizione di un autore conservato in frammenti e quindi destinata in prevalenza a un pubblico di specialisti.
In attesa della nuova edizione commentata dei frammenti di Teopompo a cura di Antonio Luis Chávez Reino e di Gabriella Ottone, vanno segnalati alcuni contributi recenti dei due studiosi non presenti in bibliografia: A. L. Chávez Reino / G. Ottone, Les citations de Théopompe chez Athénée: un aperçu général, in D. Lenfant (éd.): Actes du Colloque International "Athénée et les fragments d'historiens", Strasbourg, 16-18 juin 2005, Paris 2007, 139-174; di A. L. Chávez Reino: Teopompo Orador: Primeros Apuntes, in F. Gazzano / G. Ottone / L. Santi Amantini (a cura di): Ingenia Asiatica. Fortuna e tradizione di storici d'Asia Minore. Atti della I Giornata di studio sulla storiografia greca frammentaria, Genova, 31 maggio 2007, Tivoli 2009, 89-122; Deina Ou Deinos Legein. Sobre la Apreciación del Estilo de Teopompo en Dionisio de Halicarnaso y en el Tratado Peri Hermeneias de Demetrio, in E. Lanzillotta / V. Costa, V. / G. Ottone (a cura di): Tradizione e trasmissione degli storici greci frammentari. In ricordo di Silvio Accame. Atti del II Workshop Internazionale, Roma, 16-18 febbraio 2006, Tivoli 2009, 143-179; À L'affût des Rapports Théopompe-Thucydide: quelques éléments de repérage, in V. Fromentin / S. Gotteland / P. Payen (éds.): Ombres de Thucydide. La réception de l'historien, de l'Antiquité au XIXe siècle. Actes des colloques de Bordeaux, les 16-17 mars 2007, de Bordeaux, les 30-31 mai 2008 et de Toulouse, les 23-25 octobre 2008, Bordeaux 2010, 327-342; Ecos de Theopompo en la Suda, in G. Vanotti (ed.): Il lessico Suda e gli storici greci in frammenti. Atti dell'incontro internazionale, Vercelli, 6-7 novembre 2008, Tivoli 2010, 207-266; di G. Ottone si segnalano: Alla ricerca del libro perduto. Trasmissione e ricezione delle Filippiche di Teopompo: per una rilettura di Phot., Bibl. 176, 120a 6-14, in E. Lanzillotta / V. Costa, V. / G. Ottone (a cura di): Tradizione e trasmissione, cit., 181-212; Agli estremi della tradizione. Questioni di cronologia teopompea, in F. Gazzano / G. Ottone / L. Santi Amantini (a cura di): Ingenia Asiatica, cit., 123-153; Scrivere la storia dopo Tucidide: Teopompo di fronte all'Ateniese dalla prospettiva di Polibio e Dionigi di Alicarnasso, in V. Fromentin / S. Gotteland / P. Payen (éds.): Ombres de Thucydide, cit., 307-326; Suda, s.v. Theopompos [th172 Adler]. Vexatae quaestiones, in G. Vanotti (a cura di): Il lessico Suda e gli storici greci frammentari, cit., 267-292.
Nell'introduzione il problema del rapporto di Teopompo con Isocrate è soltanto brevemente toccato, senza una presa di posizione (2). In questo caso credo che da rivedere sia proprio l'impostazione tradizionale della questione, che distingue tra l'aspetto stilistico, per il quale si fa affidamento per lo più sui giudizi antichi, e l'ideologia politica (panellenismo). In alternativa si formula l'ipotesi di una sua vicinanza ai cinici, con le posizioni di Antistene e di Platone che vengono considerate come integralmente contrapposte. Non vi è dubbio che nella prima metà del IV secolo vi fossero vivaci polemiche tra le scuole (si pensi per es. al Contro i sofisti e ai primi capitoli dell'Elena di Isocrate), ma è necessario tener presente che molte tematiche e idee erano comuni a più autori e a più tendenze e che di conseguenza è preferibile abbandonare alcuni comodi schematismi.
Anche a proposito dell'epitome dell'opera di Erodoto viene adottata una posizione molto cauta, in particolare nei confronti dell'ipotesi di Christ (4 e nota 29). Su questo punto rinvio al mio Thucydides continued, in A. Rengakos / A. Tsakmakis (Edd.): A Companion to Thucydides, Leiden 2006, 691-719, specialmente 706 s. In realtà occorre intendere le testimonianze alla luce della prassi compositiva ed editoriale antica, su cui, peraltro, abbiamo scarse informazioni. Sul controverso problema dei rapporti con le Elleniche di Ossirinco va aggiunto alla bibliografia (9, n. 45) l'importante contributo di Guido Schepens: Who Wrote the Hellenica Oxyrhynchia? The Need for a Methodological Code, "Sileno" 27, 2001, 201-224. Il celebre detto attribuito a Isocrate, per cui Eforo avrebbe avuto bisogno del pungolo e Teopompo del morso, è soltanto accennato (11) nel contesto di una serie di questioni considerate integralmente accademiche. Tra queste compare anche il rapporto con Ctesia, per cui si rinvia agli studi di Bleckmann (su uno dei quali vd. la mia recensione in "sehepunkte" 7 (2007) Nr. 10 [15.10.2007], URL: http://www.sehepunkte.de/2007/10/12658.html).
A livello generale si deve notare che spesso vengono proposte sequenze di problemi sotto forma di proposizioni interrogative senza fornire elementi di supporto alle varie posizioni: questo avviene ad esempio per la definizione del genere di storiografia praticato da Teopompo e per la sua ideologia politica (16 s.). Nel caso della definizione del genere, peraltro, va notato che le due posizioni ricordate, per cui Teopompo sarebbe esponente di una storiografia psicologizzante o precursore della storiografia ellenistica, fanno riferimento entrambe a categorie e fenomeni posteriori o addirittura moderni. Per quanto riguarda la presenza di Teopompo nel canone degli storici (17), non ci si può limitare all'uso che ne fa Teone, ma si deve almeno ricordare che Teopompo è stabilmente presente in tutte le fonti antiche (Cicerone, Dionigi d'Alicarnasso, Quintiliano, Cassio Dione) e nelle liste bizantine. Su questo punto rinvio al mio La storiografia nell'educazione antica, Pisa 1992, 250-339.
Non posso soffermarmi sui tanti problemi che pongono i frammenti di Teopompo. Mi limito a segnalare, a titolo di esempio, una questione importante, che è trattata molto sinteticamente nelle note di commento: mi riferisco ai discorsi diretti. I due frammenti considerati come sicura testimonianza di discorso diretto sono il 164 e il 166 (107 s.; 118; cfr. 16), che provengono dal commento di Didimo a Demostene e appartenevano in origine rispettivamente ai libri XXVI e XXVII. Sotto il profilo retorico i due frammenti non presentano sovrabbondanza di figure: nel 164 una struttura amplificante e un'elencazione in asindeto, sottolineata da alcuni omeoteleuti; nel 166 un'altra elencazione in asindeto con omeoteleuti e un'interrrogativa retorica. La sintassi risulta più semplice in confronto a quella delle orazioni deliberative di Demostene e l'articolazione del periodo non raggiunge mai la complessità di Isocrate. Teopompo sembra impegnato nell'imitare l'eloquenza assembleare, concentrandosi soprattutto sulle argomentazioni addotte dai due oratori senza esagerare nell'ornatus. Dei due frammenti considerati come ipoteticamente appartenente a discorsi diretti (16), il 287 va attribuito certamente al genere dell'esortazione del generale prima della battaglia (234): contiene infatti una variazione su un topos ampiamente attestato. Maggiori perplessità sorgono dall'attribuzione a un discorso del fr. 342, anche in relazione al contesto dell'autore che lo cita: Polibio nel XII libro. Queste minime note possono essere sufficienti per mostrare come sia necessario approfondire l'analisi letteraria per cogliere qualche tratto della prassi storiografica di Teopompo.
Nel complesso si tratta di un lavoro utile per l'aggiornamento del commento di Jacoby, in particolare per quanto riguarda le notizie storiche contenute nei frammenti, e per la traduzione integrale delle testimonianze e dei frammenti. La sinteticità dell'introduzione e del commento non permette quasi mai di andare oltre la semplice riproposizione delle tante questioni con cui si confrontano gli studiosi di Teopompo.
Roberto Nicolai