Chloé Maillet: La parenté hagiographique (XIIIe-XVe siècle). D'après Jacques de Voragine et les manuscrits enluminés de la 'Légende dorée' (c.1260-1490) (= Histoires de famille. La parenté au Moyen Âge; 15), Turnhout: Brepols 2014, 412 S., 15 Farb-, 25 s/w-Abb., ISBN 978-2-503-54467-0, EUR 75,00
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I rapporti di parentela in ambito cristiano sono sempre stati una questione cruciale fin dalle origini e dal passo evangelico Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo (Lc 14,26). La contrapposizione tra la parentela 'carnale', derivata dalla nascita e dalla famiglia secolare, e quella 'spirituale', conseguente al battesimo e alla vera rinascita nel seno della Chiesa, è tra l'altro evidentemente sottolineata dall'uso degli stessi termini, 'padre', 'figlio', 'fratelli', 'sorelle' ad indicare i rapporti all'interno delle comunità cristiane dalle origini fino ad oggi. La questione si pone in particolar modo nel campo della letteratura agiografica, dove la rinuncia alla famiglia carnale viene quasi presupposta dalla condizione di santità del protagonista, sia che si tratti di uno dei santi 'ammirabili', la cui eccezionalità inizia in genere proprio con la rinuncia ai tradizionali legami familiari, sia che rientri nel numero dei santi 'imitabili' che, ad esempio, decidono di trasformare il proprio matrimonio in un legame adelfico, convivendo fraternamente e rifuggendo le tentazioni della carne.
La Legenda aurea di Iacopo da Voragine è una sorta di summa agiografica, che raccoglie nelle sue pagine la parte più importante delle leggende devozionali medievali, epitomando racconti che risalivano anche ai primi anni del Cristianesimo e restituendoli in una forma narrativa che potesse essere utile per i predicatori, a cui era stata inizialmente destinata, e interessante anche per i lettori. Il grande successo (più di 1400 manoscritti conservati oggi) conferma con ogni evidenza che il leggendario non circolava solo tra i Domenicani e gli altri predicatori del basso Medioevo, ma che parte della produzione libraria era destinata anche ai laici e alla semplice lettura. Gli stessi manoscritti potevano quindi essere molto maneggevoli ed economici, ma anche essere oggetti molto curati e costosi, adornati da miniature che riflettevano la cultura del tempo. Simile a una grande enciclopedia dei santi, il testo della Legenda aurea riproduce quindi la contrapposizione tra parentela carnale e spirituale nelle sue varie declinazioni durante i secoli del Medioevo. A loro volta, le illustrazioni dei vari capitoli, riferendosi a santi anche molto diversi tra loro per cronologia e tipologia di martirio, permettono un'analisi particolare dei rapporti di parentela, poiché il miniatore sceglieva di volta in volta se e come rappresentare, quasi sempre in un'unica immagine, i personaggi della leggenda, in questo caso i parenti che avevano una parte nella leggenda agiografica e il ruolo da loro svolto.
Dopo la parte introduttiva dedicata alla storia sociale della parentela, il volume di Chloé Maillet analizza dunque innanzitutto il testo scritto e quindi la rappresentazione iconografica che di quel testo si è scelto di dare nelle miniature della Legenda aurea.
La trattazione è dunque estremamente interessante, poiché analizza elementi fondamentali dei rapporti sociali e delle radici della cultura europea. Il punto di partenza sono le strutture parentali nelle comunità cristiane fin dai primi secoli, confrontatesi via via con le istituzioni matrimoniali del diritto romano e con le tradizioni germaniche per stabilizzarsi nei precetti della Chiesa istituzionale, con una separazione tra i padri, i figli e i fratelli della famiglia laica e i chierici, padri, figli e fratelli nella comunità ecclesiale.
Il testo della Legenda aurea raccoglie tradizioni anche molto lontane cronologicamente, ma alcune linee comuni sui legami familiari possono essere riconosciute e definite. Innanzitutto è evidente il ruolo un po' defilato che la parentela assume nelle storie di santità, in cui ha parte attiva solo in un terzo dei casi. Il matrimonio ha una valenza netta, senza chiaroscuri: è quasi sempre positivo, e in questo caso un coniuge corrobora il cammino della fede dell'altro, oppure, più raramente, può essere negativo, ostacolo alla santità e occasione di martirio. Nei 178 capitoli del testo, la moglie ha un ruolo numericamente predominante, una necessaria conseguenza della preponderanza speculare dei santi maschi. Il rapporto filiale è ambivalente, fin dalla contrapposizione tra padri e figli spirituali e quelli carnali, e riflette il ruolo egemonico dei padri rispetto alle madri in una società a predominio maschile e il differente comportamento verso figli maschi e figlie femmine. Ad esempio, sono soprattutto i padri ad intercedere presso le autorità perché siano clementi con i figli e in caso di contrasto i figli maschi si allontanano, mentre le figlie femmine sono costrette a rimanere, soggette a ogni potere e a ogni abuso del capofamiglia. Nel caso che ad essere protagonisti delle leggende agiografiche siano gruppi familiari, questi sono costituiti soprattutto da fratelli, con una sovrapposizione tra fratellanza carnale e spirituale.
Il leggendario viene considerato anche in rapporto con altre opere di Iacopo da Voragine. I Sermoni Quadragesimali e la Cronaca di Genova permettono infatti, appartenendo a generi letterari diversi e avendo un pubblico differente, un utile confronto con il testo agiografico. I sermoni modello mostrano ad esempio un concetto di matrimonio più pacifico, anche per il necessario compromesso che era da ricercarsi tra una santità ideale e la perpetuazione della specie rivolgendosi a un pubblico laico. Nella sua cronaca cittadina, l'autore invece sembra presentare il concetto di filiazione civile, contrapposta a quella carnale e familiare, dolorosamente associata alle fazioni che dilaniavano la città.
La parte dello studio dedicata più propriamente all'iconografia delle miniature prende in considerazione come campo di indagine più di trenta testimoni che coprono l'intero arco cronologico della tradizione manoscritta, dal poco conosciuto codice di San Marino (CA), Huntington Library HM 3027, secondo Martha Easton uno dei più antichi codici miniati, fino al ms. fr. 3682-3 dell'Arsenal, realizzato nelle Fiandre nel XV secolo. Sono stati considerati i principali ambiti linguistici, con una netta preponderanza dei volgarizzamenti francesi (23 mss., contro i 6 latini e un unico testimone catalano). I risultati mettono in luce un'evoluzione del ruolo dei vari componenti della famiglia nelle rappresentazioni. Alla fine del XIII secolo la parentela carnale è quasi elusa, a fronte di una valorizzazione di quella spirituale. Nel XIV secolo i parenti vengono raffigurati come coadiutori nel cammino di santità del protagonista, mentre alla fine del secolo scompaiono, lasciando il posto, nel XV secolo a un concetto di parentela allargata che comprende gli ordini religiosi e le loro linee genealogiche spirituali. È inoltre particolarmente interessante il confronto diacronico tra le miniature che affrontano un particolare tema, come quello delle vergini travestite da monaci e ingiustamente accusate di essere padri di un figlio.
Il libro di Chloé Maillet si rivela una lettura estremamente stimolante, che propone prospettive non sempre ovvie, all'incrocio tra storia letteraria, studi antropologici e sociali e iconografia, attraverso l'analisi di alcuni testi fondamentali per la cultura europea e il confronto con le scelte iconografiche nell'ambito della produzione libraria negli ultimi secoli del Medioevo.
Giovanni Paolo Maggioni